Buffalo ha la sua scena – ma ha anche un suono.
Sono i grintosi accordi di chitarra di una città sempre in fermento, con musicisti alle prime armi che suonano corde in set punk o intricate progressioni negli angoli di bar e sale da ballo. È il tonfo dei tamburi di una popolazione etnicamente diversa, stipata insieme nei rock club che un tempo ospitavano i grandi del jazz, le divinità dell’alt rock e ogni artista nel mezzo. È l’esuberanza amplificata di una regione che ancora risorge dalle ceneri del suo passato di Rust Belt, ma che ora fiorisce grazie al fervore artistico che l’ha sempre fatta pulsare.
La musica di Buffalo è il suo battito cardiaco, e ogni sera si scatena per illuminare questa un tempo annunciata Città della Luce.
Entra nella Asbury Hall @ Babeville e trova il locale più angelico del centro, all’interno di una chiesa in stile Gothic Revival del XIX secolo. Cattura uno spettacolo itinerante nella sala inferiore della storica Town Ballroom, poi passa dall’altra parte della strada al Tralf per il blues, il jazz o lo spirito di Prince, che notoriamente ha suonato un set a sorpresa in questo posto nel 2002. Entrate al Mohawk Place per un autentico rock club, o trovate la risposta della città ad Austin, Texas, nei confini alt-country e honky tonk della Sportsmen’s Tavern. Camminate fino a una serata di collaborazione nel Colored Musicians Club; entrate e accomodatevi nell’ambiente jazz-infuso della Pausa Art House; o dirigetevi verso il cool bohémien del Nietzsche’s, la cui opera d’arte esterna afferma chiaramente la sua posizione: Senza musica, la vita sarebbe un errore.
Rick James ha trovato il suo funk su queste strade. I Goo Goo Dolls sono passati dagli spettacoli nei club locali, pieni di sudore, al successo radiofonico del pop. Il ringhio nostrano degli Snapcase ha influenzato per decenni ogni nuovo atto hardcore, compresi i colleghi di Buffaloni Every Time I Die, che hanno fatto a pezzi i locali prima di diventare il fiore all’occhiello del loro genere. Ani DiFranco, Willie Nile e Patrick Wilson dei Weezer sono cresciuti qui; e prima che le jam vorticose spostassero i festival estivi, Aqueous, Moe e Soulive sono nati in questi isolati. Il resto sta nel continuo bisogno che la regione ha di quel ritmo, e come si riverbera da musicista a residente in tutti gli angoli del Western New York.
Artisti locali instancabili. Quartetti canadesi in visita. Poeti hip-hop e fornitori di synth pop scintillante. I loro ritmi rotolano in locali piccoli e grandi, di periferia o di città. In inverno, riecheggia tra le finestre coperte di brina delle taverne di quartiere e delle enclavi intime. D’estate, si sposta in ogni parco, fa da padrone in ogni festival sul lungomare e intrattiene migliaia di persone, sette notti su sette.
A prescindere dalla stagione, è sempre un’esperienza comune della classe operaia, condivisa dalla gente del posto che l’ha vissuta e dai visitatori che vogliono sentire il polso di questa città. E con ogni canzone o spettacolo tutto esaurito, quella vivacità è qui ed è il suono di Buffalo.
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