1 maggio 2020, 14:31 | Aggiornato: 1 maggio 2020, 14:36
Di Elizabeth Davis
- Per una buona parte della storia della musica, i castrati hanno avuto un ruolo importante nelle opere, nelle chiese e nelle corti di tutta Europa. Ma perché i giovani ragazzi erano costretti a sottoporsi alla macabra operazione? E come ha influito sulle loro voci?
- Qual è la storia dei castrati?
- L’età d’oro dei castrati
- L’ultimo castrato
Per una buona parte della storia della musica, i castrati hanno avuto un ruolo importante nelle opere, nelle chiese e nelle corti di tutta Europa. Ma perché i giovani ragazzi erano costretti a sottoporsi alla macabra operazione? E come ha influito sulle loro voci?
Un castrato è un cantante maschio che è stato castrato prima della pubertà. L’effetto immediato sulla loro voce era che mantenevano le note alte e la gamma della loro voce immatura, ma l’operazione aveva anche una varietà di altri effetti.
La mancanza di testosterone significava che le ossa dei cantanti non si indurivano – così le loro ossa di solito crescevano insolitamente lunghe. Così i castrati erano a) molto alti e b) avevano gabbie toraciche molto grandi, che davano loro una grande capacità di respiro.
I castrati (o, castrati, come dovrebbe essere tecnicamente) potevano stupire il pubblico tenendo le note per un tempo sovrumano e cantando più in alto di quanto potesse fare una voce maschile naturalmente matura.
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Qual è la storia dei castrati?
Nel 400 d.C. a Costantinopoli, l’imperatrice Aelia Eudoxia aveva un maestro di coro eunuco, Brison (nota a margine: gli eunuchi venivano castrati dopo la pubertà, quindi l’operazione non aveva necessariamente un impatto sulla loro voce).
Ma i cantanti castrati apparvero per la prima volta in Europa a metà del XVI secolo. Nel 1589 fu addirittura approvata una bolla papale che ordinava che i giovani ragazzi e i cantanti in falsetto del coro di San Pietro a Roma fossero sostituiti da castrati.
Cantanti castrati apparvero a Parigi, Monaco e costituirono anche le parti a voce alta del Coro della Cappella Sistina.
L’operazione non fu mai legale, però, quindi sarebbe stata fatta da chirurghi decisamente loschi. E le famiglie hanno inventato storie complesse sugli “incidenti” che hanno colpito i ragazzi, dalla caduta da cavallo all’attacco di un cinghiale.
L’età d’oro dei castrati
Ma l’età d’oro dei castrati arrivò nei secoli XVII e XVIII quando divennero le stelle del palcoscenico dell’opera.
Francesco Bernardi – o Senesino, come era conosciuto – nacque nel 1686 e apparve in molte delle opere di Handel, incluse le opere Giulio Cesare e Rodelinda.
Un resoconto contemporaneo dice: “Aveva una voce di contralto potente, chiara, uguale e dolce, con un’intonazione perfetta e un’eccellente vibrazione. Il suo modo di cantare era magistrale e la sua elocuzione impareggiabile… cantava gli allegri con grande fuoco, e segnava rapide divisioni, dal petto, in modo articolato e piacevole.”
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Farinelli è arrivato un po’ più tardi ma è salito rapidamente fino a diventare uno dei musicisti più famosi della sua epoca. Nato Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi nel 1705, i suoi genitori decisero probabilmente di trovare qualcuno che lo operasse in seguito alla morte del padre – avere un castrato in famiglia poteva portare molti soldi.
Di seguito: un’aria dal Giulio Cesare di Handel eseguita dal controtenore David Daniels. Questo ruolo sarebbe stato originariamente eseguito da un castrato.
Un musicista che lo sentì cantare a Milano nel 1726 disse: “Farinelli aveva una voce di soprano penetrante, piena, ricca, brillante e ben modulata, con una gamma a quel tempo dal La sotto il Do centrale al Re due ottave sopra il Do centrale… La sua intonazione era pura, il suo trillo bellissimo, il suo controllo del respiro straordinario e la sua gola molto agile, così che eseguiva gli intervalli più ampi rapidamente e con la massima facilità e sicurezza.”
Farinelli eseguì anche musiche di Handel e divenne uno dei preferiti dei reali europei – fu assunto dalla regina Elisabetta Farnese di Spagna per curare la depressione di suo marito, Filippo V.
L’ultimo castrato
L’ultimo ruolo scritto per un castrato fu quello di Armando ne Il crociato in Egitto di Meyebeer. E la castrazione fu resa illegale dopo l’unità d’Italia nel 1861.
Ma fu solo nel 1878 che Papa Leone XIII vietò alla Chiesa di assumere castrati. E la fine ufficiale arrivò nel 1903 quando Pio X dichiarò: “Ogni volta che è desiderabile impiegare le voci alte dei soprani e dei contralti, queste parti devono essere prese da ragazzi, secondo l’uso più antico della Chiesa”.
Alessandro Moreschi fu l’ultimo castrato a cantare nel coro della Cappella Sistina – e di lui sopravvive una sorprendente registrazione fatta nel 1902 – si sarebbe ritirato pochi anni dopo, nel 1913, e sarebbe morto nel 1922. Quindi questa registrazione non è Moreschi nel suo fiore all’occhiello, ma è la cosa più vicina all’ascolto di una voce che è scomparsa per sempre dal mondo classico.