Con Washington, D.C. che chiede un voto di novembre per l’indipendenza dello stato, si pone la domanda: perché la capitale della nazione non è stata resa uno stato in primo luogo?
Prima di tutto, vale la pena ricordare che Washington, D.C. non è sempre stata la capitale. George Washington si è insediato prima a New York City, e poi la capitale è stata spostata a Filadelfia, dove è rimasta per un decennio. Washington D.C. fu fondata come capitale nel 1790 come risultato di un compromesso tra Alexander Hamilton e gli stati del nord, e Thomas Jefferson e gli stati del sud. Le politiche economiche di Hamilton consolidarono il potere nei banchieri e nei finanzieri che vivevano principalmente nel nord, così il compromesso spostò la capitale fisicamente più a sud, per placare Jefferson e i leader del sud che temevano il controllo settentrionale della nazione.
Ma la mancanza di statualità per la capitale è sancita dalla Costituzione. L’articolo 1, sezione 8, clausola 17 del documento recita: “Il Congresso avrà il potere di … esercitare una legislazione esclusiva in tutti i casi, su tale distretto (non superiore a dieci miglia quadrate) che può, per cessione di particolari Stati, e l’accettazione del Congresso, diventare la sede del governo degli Stati Uniti.”
James Madison delineò il ragionamento dietro questa disposizione nel Federalista 43, chiamando la disposizione una “necessità indispensabile”. Scrisse: “L’indispensabile necessità di una completa autorità nella sede del governo porta con sé la sua stessa evidenza… Senza di essa, non solo l’autorità pubblica potrebbe essere insultata e i suoi procedimenti interrotti impunemente; ma una dipendenza dei membri del governo generale dallo Stato che comprende la sede del governo, per la protezione nell’esercizio del loro dovere, potrebbe portare sui consigli nazionali un’imputazione di soggezione o influenza, altrettanto disonorevole per il governo e insoddisfacente per gli altri membri della Confederazione.”
In altre parole, i fondatori erano preoccupati che se la capitale fosse stata uno stato, i membri del governo sarebbero stati indebitamente legati ad essa. Madison immaginava che i membri votanti di uno stato di Washington sarebbero stati in grado di “insultare” o “interrompere” i lavori del governo per ottenere ciò che volevano, semplicemente in virtù della vicinanza fisica alle sale del potere.
Quando la capitale fu ufficialmente spostata a Washington, i residenti persero la rappresentanza di voto nel Congresso e nel Collegio Elettorale, così come la possibilità di dire la loro sugli emendamenti costituzionali e il diritto di governo locale. I membri del distretto ottennero una vittoria nel 1961 con il passaggio del 23° emendamento alla Costituzione, che garantì loro i voti nel collegio elettorale.
Ad oggi, D.C. non ha rappresentanza di voto nel Congresso, e il governo federale mantiene la giurisdizione sulla città. Per i sostenitori della statalizzazione di Washington, come il sindaco Muriel Bowser, c’è ancora molta strada da fare.
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