Il destino del dottor Guillotin

Il dottor Joseph Ignace Guillotin apparteneva a un piccolo movimento di riforma politica che voleva eliminare completamente la pena di morte in Francia.

Il medico morì il 26 marzo e il suo funerale fu tenuto il 28 marzo 1814 fuori Parigi.

Non riuscendo a realizzare la messa al bando della pena capitale in Francia, Guillotin lavorò con l’inventore Antoine Louis su un metodo di punizione indolore e veloce che sperava fosse un passo intermedio verso la completa fine della pena di morte.

Durante la Rivoluzione Francese del 1789, il re Luigi XVI di Francia fu cacciato dal trono e fu rimosso con la forza dal suo palazzo di Versailles, insieme a sua moglie, Maria Antonietta e ai loro figli. Furono imprigionati a Parigi, da dove cercarono di fuggire per mettersi in salvo in Belgio. Tuttavia, furono catturati non lontano dal confine, riportati a Parigi, imprigionati, processati, e alla fine sia il re che la regina andarono alla ghigliottina. Il loro giovane figlio morì nell’orribile prigione del Tempio, e l’unico membro della famiglia a sopravvivere fu la loro figlia. *

Nel frattempo, la nuova assemblea civile riscrisse il codice penale dicendo: “Ogni persona condannata alla pena di morte avrà la testa tagliata.”

Il 1° dicembre 1789, Guillotin fece un’osservazione infelice durante un discorso all’Assemblea sulla pena capitale. “Ora, con la mia macchina, ti taglio la testa in un batter d’occhio, e non lo sentirai mai!”

L’affermazione divenne rapidamente una battuta popolare, e pochi giorni dopo il dibattito circolò una canzone comica su Guillotin e la “sua” macchina, legando per sempre il suo nome ad essa. Il Moniteur del 18 dicembre 1789 deplorò lo scherzo, ma ripeté l’affermazione di Guillotine “in un batter d’occhio” per i posteri.

Durante la sua vita, i suoi sforzi per eliminare la pena di morte furono oscurati dall’opinione della cultura popolare che chiunque proponga e sostenga l’uso di una macchina per la decapitazione deve essere a favore della pena di morte.

Questo estratto dalla Quarterly Review apparve su The North Star, pubblicato da Frederick Douglass, nel maggio del 1848.

Il destino dell’inventore della ghigliottina

Il suo ritiro fu così profondo che si disse, e si credette facilmente, che anche lui fosse caduto vittima della sua stessa invenzione.

Ma non fu così; fu infatti imprigionato durante il regno del terrore giacobino, il suo crimine fu, si dice, quello di aver testimoniato un’indiscreta indignazione per una proposta fattagli da Danton, di sovrintendere alla costruzione di una tripla ghigliottina.

Non c’è dubbio che un doppio strumento sia stato pensato, e si dice che una tale macchina sia stata costruita e destinata ad essere eretta nella grande sala del Palazzo di Giustizia; ma certamente non fu mai usata, e dovremmo molto, e per molte ragioni, dubitare che possa essere stato un progetto di Danton.

La consegna generale della prigione del 9 Termidoro liberò Guillotin, ed egli visse in seguito, in una discreta mediocrità di fortuna, a Parigi, stimato, si dice, da una piccola cerchia di amici, ma sopraffatto da una profonda sensibilità per la grande, anche se non possiamo dire del tutto immeritata, disgrazia, che aveva reso il suo nome ignominioso, e la sua stessa esistenza un soggetto di spaventosa curiosità.

Visse appena per vedere la restaurazione, e morì nel suo letto, a Parigi, il 26 maggio*, 1814, a 76 anni. – Quarterly Review.

* Il dottor Joseph-Ignace Guillotin morì effettivamente il 26 marzo 1814 e non in maggio. Non è chiaro se la Quarterly Review si sia sbagliata o se i tipografi del Northern Sun abbiano commesso un errore nella trascrizione dell’articolo

* Grazie a Susie Kelly, autrice di “The Valley of Heaven and Hell – cycling in the shadow of Marie-Antoinette.” per il suo aiuto nel chiarire il paragrafo sul destino della monarchia francese.

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