I primi minuti di The Matrix (1999) sono minacciosi e disorientanti: un torrente di caratteri verde-calcareo scende e poi blocca l’inquadratura. Da lontano, sembra un codice assolutamente indecifrabile; se si guarda da vicino, tuttavia, si può discernere che si tratta di un’accozzaglia di caratteri giapponesi: hiragana, katakana e kanji.
I Wachowski, che hanno diretto il film, hanno aperto ogni film successivo della serie Matrix con questa sequenza. Si potrebbe anche considerare la tecno-pioggia verde come l’attributo immaginifico che definisce la serie.
Per quelli di noi che hanno trovato impossibile capire cosa, esattamente, stia sgorgando sullo schermo, però, ho una notizia: A quanto pare, siamo stati ingannati.
L’uomo dietro il codice è Simon Whiteley, che ha lavorato come production designer nel film. In un’intervista con CNet giovedì scorso, Whiteley ha rivelato che la fonte di quel codice mistificante non era altro che una serie di libri di cucina della moglie giapponese – e le ricette di sushi che ha trovato al loro interno.
“Mi piace dire a tutti che il codice di Matrix è fatto di ricette di sushi giapponesi”, ha detto Whiteley, che ha anche prestato il suo talento di designer a Babe (1995) e The Lego Movie (2014), alla pubblicazione. “Senza quel codice, non c’è Matrix.”
Foto via Flickr user stu_spivack
Così, per ricapitolare: Questo codice fastidioso, che molti nerd hanno sicuramente speso una quantità spropositata di tempo per cercare di decifrare, è un mucchio di ricette di sushi. Selvaggio! Grazie per aver chiarito questo punto. Questo porterà senza dubbio alcuni fan ossessivi del franchise ad estrarre le ricette da ogni fotogramma; auguro buona fortuna a chiunque affronti un’impresa del genere.
Inoltre, c’è questo: nonostante il fatto che Whiteley sia stato l’architetto di una delle sequenze più indelebili del film, non è stato accreditato nel film. È un peccato.