WHIGS E TORIES. I nomi “Whigs” e “Tories” furono applicati dalla metà del diciassettesimo secolo ai raggruppamenti politici in Parlamento che erano tenuti insieme da mutevoli combinazioni di patronato, lealtà personali, interessi speciali e principi politici; non erano partiti politici organizzati nel senso moderno. I nomi continuarono ad essere usati anche se le persone e le questioni cambiarono nel tempo. I Whigs, in generale, sostenevano la supremazia parlamentare e l’espansione commerciale. A partire dalla Rivoluzione del 1688, essi tarparono i Tory con la macchia dell’assolutismo reale. Il Toryismo alla fine crollò dopo che elementi estremi tentarono di rovesciare la successione hanoveriana nel 1715. La politica durante i regni di Giorgio I e II (1714-1760) divenne una gara su chi avrebbe esercitato il potere e il patronato. Le questioni di principio erano ancora fortemente dibattute, ma la lotta principale era per la preferenza all’interno di un sistema stabilito di politica basato sulla supremazia del re nel Parlamento, quello che gli inglesi chiamavano governo misto. Con l’adesione di Giorgio III, alcuni gruppi di Whigs sostennero il diritto del re di essere più assertivo nella scelta e nel controllo dei suoi ministri, purché avesse il sostegno della maggioranza nella Camera dei Comuni. Altri Whigs sostenevano che solo il Parlamento, che intendevano dominare, dovesse scegliere e controllare i ministri. George e i suoi sostenitori, chiamati gli “amici del re”, si batterono per un ruolo maggiore del re durante gli anni 1760, a costi enormi per la coerenza della politica coloniale. Con la nomina di Lord North nel 1770, George ebbe finalmente un primo ministro con cui poteva lavorare.
George adottò il nome “Whig” per denotare il proprio impegno alla supremazia legislativa, in questo caso alla supremazia delle proprie legislature locali sui ministri, sul Parlamento e infine su un re che credevano stesse esercitando un potere arbitrario e tirannico su di loro. Usare questo nome li collegava anche nello spirito alla lunga lista di persone che si erano opposte alle cospirazioni contro i diritti degli inglesi. Il fatto che George e i suoi ministri avessero l’approvazione della loro stessa legislatura – ed erano essi stessi convinti difensori della supremazia legislativa – non era qualcosa che i whigs americani sceglievano di riconoscere. Coerentemente con questo punto di vista, dopo il 1775 i Whigs americani etichettarono coloro che continuavano a sostenere il re come “Tories”. I sostenitori del re si chiamavano “lealisti”.
Si veda anche Giorgio III.
rivisto da Harold E. Selesky